Saranno l'assessore regionale Manuela Bora, il sindaco Maurizio Mangialardi e l'assessore alla cultura Simonetta Bucari ad aprire la mostra in Ricordo
di Pier Paolo Pasolini, allestita al Palazzo Del Duca.
A quaranta anni di distanza dalla morte di Pier Paolo Pasolini, mentre sono state aperte nuove
ipotesi sull'omicidio, appare sempre piu' fondamentale il ruolo di questo artista e intellettuale nella storia del nostro paese. Tutta la sua opera si
intreccia con i grandi scenari del secolo scorso, le guerre, gli equilibri del pianeta, le poverta', il rapporto con la religione, con una perentorieta'
ed una forza che il trascorrere del tempo rende sempre piu' illuminanti.
In occasione di questo anniversario, la direzione del Musinf di Senigallia e
l'Assessorato alla Cultura, con la collaborazione della Fondazione Senigallia, propongono un ricordo attraverso un percorso espositivo, una mostra di
arte visiva, coordinata da Renato Galbusera, titolare della cattedra di pittura dell'Accademia di Brera. La mostra avra' come temi la personalita' e le
opere di Pasolini. Sono, tra l'altro esposte opere di Fernando De Filippi, Umberto Mariani, gia' direttori dell'Accademia di Brera, Paolo Baratella,
Mino Ceretti, Domenico D'Aria, Fernando De Filippi, Gioxe De Micheli, Pino Di Gennaro, Marina Falco, Renato Galbusera, Luciano Gatti, Gianantonio Gennari,
Nicole Gravier, Maria Jannelli, Marcello Leone, Giancarlo Lepore, Antonio Miano, Teresa Maresca, Umberto Mariani, Barbara Nahm, Aiako Nakamia,
Alfonso Napolitano, Stefano Pizzi, Gianfranco Romagnoli, Tetsuro Shimuzo, Fabio Sironi, Sabina Trifilo', Claudio Zanini, Antonio D'Agostino. La mostra
sara' aperta da una lettura di Mauro Pierfederici.
L'itinerario espositivo inizia con la storica performance intellettuale di Antonio Masotti conservata nella Raccolta del Musinf di Senigallia e con
la ricerca fotografica di Ruggeri Passeri suoi luoghi di una vita violenta.
Antonio Masotti e le immagini della Performance Intellettuale.
La storica documentazione, conservata dal Musinf di Senigallia e' costituita dalle bellissime e drammatiche immagini scattate dal fotografo bolognese
Antonio Masotti, il 31 maggio del 1975, nel corso delle attivita' inaugurali della Galleria d'Arte Moderna di Bologna.
Si tratta della documentazione della performance Intellettuale, ideata dal regista Fabio Mauri. Nella performance Pasolini siede su una sedia, e di fronte
a un pubblico emozionato e sorpreso, si fa proiettare sulla camicia bianca, che indossa, le scene del Vangelo secondo Matteo. Mauri aveva conosciuto Pasolini
nel 1939, a Bologna. Con Pasolini nel 1942, aveva collaborato per la rivista d'arte e letteratura "Il Setaccio". Nel 1959 avevano collaborato nella rivista
"Officina", di cui Mauri era segretario di redazione. Nell'anno stesso della morte di Pasolini, il poeta sara' protagonista della performance di Mauri
denominata Intellettuale, dove ci sono riflessioni sulla poesia vissuta, di cui Pasolini aveva scritto in una lettera a Sandro Penna nel febbraio del 1970,
segnalando una "poesia vissuta", che conterebbe di piu' della "poesia scritta".
Lo stesso, Mauri, ideatore della performance, sul tema ha poi dichiarato di trovarsi a disagio per l'eccesso di identita' dell'azione, che era stata ideata
in laboratorio. Infatti, sbigottisce l'imposizione di una passione che l'autore subisce, crocifisso dalla crocifissione, chiamato a rispondere, fisicamente,
di quanto ha concepito.
Quella di Antonio Masotti e' stata la prima raccolta fotografica del Musinf. Ne fanno parte, oltre alla suite di Intellettuale, i ritratti del mondo
artistico, che Masotti aveva conosciuto, frequentato ed amato.
Si tratta di un formidabile spaccato delle arti visive del Novecento. Da Giorgio Morandi, Luciano Minguzzi, Virgilio Guidi, Vasco Bedini, De Blasi e
Pietro Bonfiglioli, John Ahearn, Daze (Chris Ellis), Germano Sartelli, Ahern, Carlo Zauli, Emilio Vedova e Renato Barilli, Francesca Alinovi, Angelo
Biancini, Franco Gentilini, a Concetto Pozzati, Eduard Pignon, Cesare Zavattini, Antonio Mascalchi, Quinto Ghermandi, Toxic one (torrick ablak), Cleto
Tomba, Germano Sartelli, Carlo Mattioli, Severo Pozzati e Luciano de Vita, Concetto Pozzati, Sepo, Mario Nanni , Quinto Scanavino, Aldo Borgonzoni,
Marcello Jori, Luigi Carluccio e Cristina Roncati, Sergio Vacchi, Wilfredo Lamm, lo scultore Cortellazzo, Omar Galliani, Marchiori , Mario Ceroli,
Pier Paolo Calzolari, Sergio Romiti, Luciano de Vita, Bruno Saetti, Sergio Vacchi, Ilario Rossi, Cristina Roncati, Maurizio Bonora, Arnaldo Pomodoro,
Bruno Pulga, Giovanni Korompay. Antonio Masotti era nato nel 1918. E' scomparso nel 2003. Con La suite fotografica, pubblicata nel libro "Le Bolognesi",
con testi di Riccardo Bacchelli e Massimo Dursi aveva raggiunto una vasta notorieta', rinforzata dalla suite fotografica apparsa nel libro "Sotto i portici".
Aveva costruttivamente partecipato con il pittore Paolo Zauli e con lo scultore Giuliano Giuliani, alle fasi fondative del Musinf, il Museo d'arte moderna
di Senigallia. Gli piaceva dare il contributo della sua presenza agli incontri senigalliesi con artisti del rilievo di Orfeo Tamburi, Virgilio Guidi,
Ernesto Treccani, Pericle Fazzini.
Lui che aveva cominciato fotografando il teatro, dalle emozioni forti del palcoscenico era passato a quelle contaminanti degli allestimenti di mostre.
Lo interessavano le novita' dell'informale della pop art, dell'optical, ma anche le performances e le provocazioni dissacranti e sostenute da autentica
forza estetica.
La pubblicazione di "Comunicazioni visive", con un testo di Gillo Dorfles ed altri libri, legati all'opera di rilevanti operatori visivi, gli avevano
dato una robusta fama di fotografo degli artisti.
"Alla ricerca di Tommaso" di Ruggero Passeri
L'itinerario espositivo in omaggio a Pasolini al Palazzo del duca prosegue con la suite fotografica di Ruggero Passeri, dedicata alla ricerca di Tommaso,
il personaggio di Una Vita Violenta.
Si tratta di una bella mostra allestita per la prima volta alla Casa delle Letterature di Roma. "In quella occasione", dice il prof. Bugatti, direttore del
Musinf, "mi ero lasciato sfuggire una generica annotazione sullo storico legame tra fotografia e letteratura realista". E' un annotazione che ripeto ad
apertura dell'itinerario di Palazzo del Duca, qui, perche' il legame tra un'immagine istantanea genesi stessa di Una vita violenta era stato specificato,
anche con meraviglia, proprio da Pasolini.
Infatti, in Le belle bandiere (1966), Pasolini ricordava come La trama di Una vita violenta gli si fosse fulmineamente delineata una sera del '53 o '54,
quando stava finendo di scrivere Ragazzi di vita.
Prima di tutto il luogo.
E' quello in cui Pasolini al tempo abitava. "Un punto della Tiburtina, all'altezza di Pietralata, e poco prima di Tiburtino III e Ponte Mammolo che si
chiama il Forte dove" precisava Pasolini "si vedono una caserma, un bar, una fabbrica, un deposito di pullman, delle baracche, e, dietro, un'altura, un
montarozzo spelacchiato e infernale, il Monte del Pecoraro".
Poi l'atmosfera.
"Pioveva" ha scritto Pasolini "c'era un'aria fradicia e dolente, con quell'azzurro cupo, funereo, troppo lucido che si scopre in fondo all'orizzonte
quando il tempo si rasserena verso sera, ed e' ormai troppo tardi".
La storia.
"Mentre camminava nel fango" ha raccontato ancora Pasolini "li', alla fermata dell'autobus che svolta verso Pietralata, aveva conosciuto Tommaso".
"Non si chiamava Tommaso, ma era identico, di faccia," assicura Pasolini a come poi lo ha dipinto ripetutamente nelle pagine di Una vita violenta.
Vestiva, anche, nello stesso modo: "un abituccio sbrindellato, ma "serio", con la camicia bianca magari sporca, e la cravattina, violacea e lisa. Come
spesso usano fare i giovani romani".
Tommaso con Pasolini aveva preso subito confidenza. In pochi minuti gli aveva raccontato tutta la sua storia, a partire dall'episodio che Pasolini ha
riportato nel primo capitolo di Una Vita violenta, con la malattia al Forlanini. Poi Tommaso era sparito e Pasolini. Non l'aveva piu' rivisto.
"Ne' a Pietralata, ne' a Tiburtina" aveva sottolineato Pasolini "e in nessuna di quelle misere strade che circondano la Citta' di Dite".
Quando era giunto al capitolo del Forlanini, Pasolini aveva dovuto documentarsi, perche' in tutta la sua vita non aveva visto un ospedale se non per
qualche visita. Allo scopo Aveva parlato con due ex ricoverati, che sarebbero poi diventati due personaggi del romanzo, aveva inoltre parlato con uno
dei medici, che era fratello di un uomo politico comunista suo amico. Aveva parlato, infine, con alcuni malati anonimi. Cinque o sei giorni di lavoro.
"Tutto qui" aveva annotato Pasolini. Nella creazione letteraria di Pasolini la fulminante immagine del paesaggio, intriso d'acqua, aveva dunque generato
la trama. Come dal contesto era stato generato il personaggio, che in esso era rifluito. Un'operazione dunque perfetta in se'. La suite fotografica di
Ruggero Passeri e' un ricordo di Pasolini, costruito su un'impossibile ricerca del personaggio Tommaso nel paesaggio attuale. Ricerca, aggiungerei,
impossibile quanto appassionata ed appassionante.