02/05/2019
Il prof. Carlo Emanuele Bugatti in un ricordo personale di Lorenzo Cicconi Massi
Non c'era volta in cui incontrando il Prof, così mi piace ricordarlo, con questo affettuoso appellativo che condivido con Simona Zava, sua valente collaboratrice al Museo Nori De Nobili di Trecastelli, beh dicevo che non c'era volta in cui incontrando il Prof, lui non mi proponesse qualcosa da fare. Era quello che si suol dire un vulcano. Ma generalmente noi siamo abituati a pensare al vulcano come a qualcosa che sta lì inerte e poi improvvisamente si scuote e fa sentire la sua forza: il Prof invece era il vulcano più attivo del mondo, continuava a far uscire idee, proposte e iniziative senza soluzione di continuità. Ammetto che spesso andavo in confusione, non mi ricordavo le cose dette la volta prima, e mentre lui mi parlava, per non fare la figura dello stupido, accennavo un sì con la testa, distratto dal pensiero che mi riportava alla conversazione precedente.
Andava ad una velocità doppia, aveva un altro passo, è questa la verità. Credo fossero in pochi a stargli dietro e ancor di meno eravamo quelli che riuscivano ad anticipare qualche volta il suo pensiero, che poi, buona parte delle volte, si sarebbe tradotto in azione. Il compito di un direttore è quello di raccogliere, catalogare e conservare le opere. Questo deve fare un direttore, amava ripetere con quel sorriso un po' beffardo, di chi sapeva che quello era forse il compito più facile, mentre il suo pensiero e l'ambizione volavano più alte. Per il Prof la priorità era soprattutto quella di valorizzare e riportare in vita il patrimonio che questa città ci ha regalato, con le inestimabili opere della scuola del Misa, di Cavalli, Ferroni, Giacomelli. E poi tutti gli altri artisti fotografi che si sono appassionati in questi anni, che lui ha saputo calamitare al museo, che hanno seguito i corsi di fotogiornalismo che ogni venerdi da anni si svolgevano sotto la direzione di Giorgio Pegoli. Negli ultimi interventi metteva sempre l'accento sulla quantità di artisti e di fotografi che questa terra aveva per centimetro quadrato: "una terra di geni, ma molta gente non li conosce... Forse anche per questo è geniale questa terra!" Ce ne vuole di forza a portare avanti un fardello così grande. Perché è vero che Giacomelli e il Misa si presentano da soli, ma è altrettanto vero che senza un costante impegno volto ad intessere rapporti e relazioni con istituzioni nazionali ed internazionali (vedi Parigi, Chicago, il Mamm di Mosca), i nostri eroi restano nei cassetti e la gente (magari non tanto quella di Senigallia, abituata ad averli in casa e in ogni dove) chiede di vederli. Finisco ricordando l'ultima frase che il Professore mi ha detto, sfilandomi dietro con passo silenzioso e facendo sentire solo un po' l'affanno della sua respirazione ormai compromessa. Era sabato mattina al Museo, il giorno dopo ci avrebbe lasciato, io stavo incorniciando delle foto per una mostra, lui passa e mi dice "lei Cicconi Massi è uno che lavora tanto qui dentro". Io sorrido. Il Prof ride e sulla quella risata che si allontana, che sfuma trattenuta dalla montagna di cornici libri e quadri del museo, mantengo forte la sua presenza, nella mia mante, nel mio cuore, ma soprattutto nell'impegno condiviso con tutti a non disperdere l'enorme quantità di lavoro fatto dal nostro caro Prof in questi 38 anni.
Lorenzo Cicconi Massi
Senigallia, 2 maggio 2019 |